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Spaccio di droga nel Vallone, donna di Mussomeli e altri indagati fanno scena muta

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Mussomeli – Bocche cucite e altri che si difendono. Anche nella seconda tornata d’interrogatori per il presunto traffico di droga nel Vallone, le strategie difensive sono state differenti.

Tra coloro che hanno preferito tacere v’è la trentatreenne di Mussomeli, Antonella Alotta – assistita dall’avvocato Pietro Sorce  – compagna di colui che è ritenuto a capo della presunta organizzazione, il cinquantenne nisseno Antonio Maniscalco. Sentita per delega dal gip del tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Nell’ordinanza le sono stati contestati il reato associativo finalizzato al traffico di droga e una quarantina di episodi di spaccio di stupefacenti.

Stessa scelta, durante l’interrogatorio di garanzia, è stata adottata dal sessantenne di Favara, Luca Calogero Lauricella – assistito dall’avvocato Giuseppe Barba – il quarantasettenne di Casteltermini, Francesco Di Bernardo – assistito dall’avvocato Antonello D’Acquisto –  il trentunenne di  Casteltermini, Calogero Grimaldi – difeso dall’avvocato Massimo Scozzari – e il quarantaduenne di Favara, Antonio Puma – assistito dall’avvocato Salvatore Baiamonte – pure loro comparsi dinanzi il gip di Agrigento su delega del gip di Caltanissetta Grazia Luparello.

Di contro, invece, si sono difesi il ventitreenne di Mussomeli ma abitante a Casteltermini, Paolo Bellino – genero di Di Bernardo – e il quarantaduenne di Casteltermini, Rosario Lo Re detto «Dario» – entrambi difesi dall’avvocato Carmelo Amoroso –  che hanno negato ogni contestazione mossa a loro carico. A cominciare dai contatti con il presunto capo dell’organizzazione, con il quale avrebbero avuto rapporti solo per l’acquisto di pezzi di ricambio, attività, insieme alla vendita di auto, svolta dallo stesso Maniscalco.

Per carabinieri e magistrati, invece, i loro contatti sarebbero stati per acquisti di droga e avrebbero utilizzato un linguaggio criptico riferito proprio all’attività lavorativa della presunta “mente” della rete organizzata che avrebbe smerciato droga tra Mussomeli, Campofranco, Sutera, Acquaviva , Villalba e nell’Agrigentino.

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