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Stidda di Mazzarino, parola alla Procura

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Mazzarino – Parola all’accusa. Così al processo alla mafia di Mazzarino legato all’inchiesta «Chimera» dei carabinieri che nel settembre di tre anni fa ha fatto scattare una valanga di misure cautelari. Ben cinquantacinque per l’esattezza – ma gli imputati globalmente sono poi stati sessantuno – di cui trentasette finiti in carcere – otto di loro erano già detenuti per altro – tredici ai domiciliari, due obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e tre misure interdittive con il divieto di svolgere la propria professione. Queste, in origine, le misure, alcune delle quali poi revocate.

A loro ,  a vario titolo, sono state contestate le ipotesi di associazione mafiosa, estorsioni tra consumate e tentate, armi e droga aggravati dal  metodo mafioso, oltre che omicidio ma non in questo troncone processuale.

Inchiesta, quella dei carabinieri, che s’è catalizzata sul clan Sanfilippo di Mazzarino, riconducibile alla Stidda.

Chiusa l’istruttoria i pm Claudia Pasciuti e Davide Spina hanno iniziato la loro requisitoria nei confronti di

Andrea Sanfilippo,  Antonino Iannì,  Bartolomeo La Placa,  Bruno Berlinghieri,  Calogero Sanfilippo, 48 anni,  Calogero Sanfilippo di 41,  Calogero Sanfilippo, 33 anni,  Dario Iannì,  Enza Medicea,  Francesco Lo Cicero,  Giovanni Di Pasquale,  Girolamo Zuccalà, Giuseppe Sanfilippo di 45 anni,  Giuseppe Sanfilippo di 40,  Ignazio Zuccalà, Ilenia La Placa,  Marcello Sanfilippo,  Maria Sanfilippo,  Marianna Sanfilippo, 39 anni,  Marianna Sanfilippo,  Maurizio Sanfilippo,  Michele Mazzeo,  Rosangela Farchica,  Rosario Ridolfo Nicastro,  Salvatore Ridolfo Nicastro,  Samuel Fontana,  Santa Sandra Aleruzzo, Valentina Maniscalco, Vincenza Galati e Vincenzo Iannì.

È il lotto di trenta tra coloro che sono rimasti coinvolti nell’indagine, che ha scelto di essere giudicato con il rito ordinario.

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