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Strage Borsellino, niente sconti per presunti mandanti e depistatori

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Caltanissetta – Niente sconti per la strage di via D’Amelio. Ora come allora, la corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta ha condannato all’ergastolo per strage il capomafia di Resuttana, «Salvuccio» Madonia e Vittorio Tutino al termine dell’appello al processo “Borsellino quater”.

È di 10 anni ciascuno, invece, la pena inflitta ai falsi pentiti Francesco Andriotta e Calogero Pulci a giudizio per calunnia.

«Non doversi procedere» per prescrizione», invece, per il picciotto della Guadagna, Vincenzo Scarantino, grazie alle attenuante dell’induzione, perché sarebbe stato spinto a mentire accusando innocenti che poi sono stati condannati con sentenza definitiva al carcere a vita. Solo diversi anni dopo sono stati scarcerati e scagionati nel processo di revisione.

Un teorema, quello su cui si sono basati i primi processi per l’attentato del 19 luglio ’92 in cui morirono il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta – Emanuela Loi, Eddie Cosina, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina – che è stato poi sconfessato. Ma soltanto parecchi anni dopo, grazie alle rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza che ha ridisegnato pagine, tra le più buie della vita del Paese,  che erano state già consegnate alla storia.

L’accusa Madonia, capomafia palermitano della cosca di San Lorenzo, sarebbe stato tra i mandanti dell’attentato. Tutino, invece, avrebbe partecipato alla fase esecutiva della strage. I falsi pentiti sarebbero autori del clamoroso e colossale depistaggio.

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