Home Cronaca Truffavano facoltosi giocatori con poker truccato, scattano le manette. Gli arrestati

Truffavano facoltosi giocatori con poker truccato, scattano le manette. Gli arrestati

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Caltanissetta – Scattano gli arresti per un giro di gioco d’azzardo truccato. I provvedimenti sono stati eseguiti dai carabinieri tra i territori di Caltanissetta e Gela.

L’operazione, nome in codice «Showdown», ha consentito di smascherare una presunta rete organizzata che avrebbe operato nel campo delle truffe ai danni di giocatori d’azzardo.

Secondo la tesi investigativa gli scommettitori sarebbero stati raggirati con un trucco tecnologico. Un marchingegno che sarebbe stato in grado di predire il risultato delle mani di poker «Texas hold’em».

E nelle rete della sospetta organizzazione sarebbero caduti diversi facoltosi professionisti che hanno perso cifre ingenti.

Già, perché secondo la tesi di carabinieri e magistrati di Gela – sotto il coordinamento del procuratore capo Fernando Asaro – , il giro d’affari dell’organizzazione ammonterebbe a diverse centinaia di migliaia di euro.

Tre gli arresti scattati nei confronti dei presunti componenti una rete organizzata che avrebbe truccato partite di poker.

Altri quattro coinvolti nell’inchiesta dei carabinieri ribattezzata «Showdown» sono indagati in libertà.

I provvedimenti restrittivi hanno interessato il quarantasettenne Vincenzo Lauria detto “Massimo” Calogero Lo Porto, 33 anni detto “Carlo” e il trentasettenne Rosario Enea Romano, tutti e tre gelesi. A loro sono stati concessi gli arresti domiciliari.

Secondo gli inquirenti sarebbero stati promotori e organizzatori di un’associazione a delinquere che avrebbe messo a segno truffe aggravate, che si sarebbero concretizzate nel truccare partite di poker «Texas Hold’em».

Indagati in libertà, invece, il gelese Michelangelo Bevilacqua di 42 anni e gli ennesi Vito Cristaldi di 47 anni, Angelo Mangione di 44 e Antonio Cristaldi di 45 anni.

È sull’onda di più segnalazioni giunte ai carabinieri che le indagini hanno preso in esame l’esistenza di una bisca clandestina a Gela. E, secondo gli investigatori, le serate sarebbero state organizzate all’interno di un immobile gestito da Lo Porto e Romano.

Lì sarebbero state organizzate serate da gioco di poker Texas Hold’em cash game, con  puntate senza limiti massimi di importo, sia in termini di vincita, che di perdita.

Le partite sarebbero state truccate con un congegno elettronico, in gergo “Pina”, in grado di predire il vincitore delle singole mani di gioco e, di conseguenza, sarebbe stato utilizzato per pilotare le partite e truffare ignari giocatori.

Secondo lo spaccato tracciato dall’accusa, Porto e Romano si sarebbero occupati del reclutamento dei giocatori e, per questo, avrebbero utilizzato come criteri disponibilità economica e stato di dipendenza dal gioco d’azzardo.

Lauria, invece, sarebbe stata una regia occulta, oltre che proprietario dell’apparecchiatura tecnica, prendeva parte alle giocate fingendosi un normale giocatore e, attraverso la complicità degli altri sodali, riusciva a pilotare l’esito delle singole mani di gioco mediante l’uso di “Pina”.

Il marchingegno era in apparenza un normale porta fiches, ma al suo interno nasconderebbe una telecamera a infrarossi che, dopo aver decodificato il codice a barre impresso in maniera impercettibile sul dorso di ogni singola carta da gioco, avrebbe calcolato attraverso un complesso software a quale giocatore veniva data la combinazione vincente, trasmettendo poi l’informazione a una micro-auricolare e a un cellulare collegati con sistema bluetooth.

In questo caso – sempre secondo la tesi accusatoria – Lauria, utilizzando micro-auricolare e cellulare, avrebbe dapprima individuato il giocatore vincente poi, toccando le fiches di colore rosso, segnale convenzionale deciso in precedenza, avrebbe avvisato i complici per pilotare il risultato delle singole mani di gioco.

Poi, a fine serata, Romano, Lauria e Lo Porto si sarebbero divisi i soldi delle vincite, mentre agli altri sarebbe stata riconosciuta una quota.

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