Home Cronaca «Ucciso per affari sporchi», in trappola sospetti mandanti e killer. IL VIDEO

«Ucciso per affari sporchi», in trappola sospetti mandanti e killer. IL VIDEO

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Caltanissetta – Tre arresti per un omicidio consumato nel dicembre di quattro anni fa. Quando a cadere sotto il piombo dei sicari è stato un tassista gelese.

La vittima è l’allora cinquantaseienne Domenico Sequino che sarebbe stato ucciso per interessi legati a mafia e droga.

A volerne la morte – secondo la ricostruzione degli inquirenti – sarebbero stati il quarantacinquenne Nicola Liardo e il figlio, il ventiduenne Giuseppe Liardo, pure loro gelesi.

Secondo la ricostruzione investigativa, per la fase operativa avrebbero dato incarico al ventinovenne Salvatore detto “Tony” Raniolo, genero di Nicola e cognato di Giuseppe Liardo.

L’agguato è scattato la sera del 17 dicembre 2015, in piazza Umberto I, quando mancava un quarto d’ora alle otto di sera.

Due i killer che hanno fatto fuoco centrando alla schiena la vittima con cinque colpi. I sicari sono arrivati in zona in sella a uno scooter Honda SH 150 di colore grigio.

Subito dopo i carabinieri hanno rinvenuto nella zona dell’imboscata sei bossoli calibro 7,65. Subito sono state passate al setaccio le immagini registrate da impianti di videosorveglianza della zona.

Attraverso quei fotogrammi è stato ricostruito ogni movimento del commando. Le indagini si sono poi catalizzate su Nicola Liardo e il suo gruppo che – sempre secondo l’accusa – avrebbe trafficato droga, così come sarebbe emerso tra le pieghe dell’inchiesta «Donne d’onore».

Secondo gli investigatori, Nicola Liardo, a quel tempo in carcere, sarebbe stato in cerca di liquidità sia per il mantenimento del suo nucleo familiare, che per organizzare una movimentazione di stupefacenti. Affare che avrebbe tentato di mettere su – secondo i carabinieri – insieme al figlio, al genero, moglie e figlia.

Secondo programmi – è sempre la ricostruzione investigativa – l’approvvigionamento era stato previsto attraverso canali che avrebbero condotto a fornitori catanesi.

 E per metter su questo affare – è quanto sostenuto dall’accusa- la famiglia Liardo avrebbe preteso da Sequino la restituzione di some che gli erano state affidate in precedenza per riciclarlo attraverso operazioni bancarie a altri investimenti di tipo imprenditoriale.

Tra l’altro tra i Liardo e lo stesso tassista vi sarebbero stati in precedenza forti screzi.  Perché la vittima avrebbe preso le difese di un imprenditore che sarebbe stato sottoposto a estorsione dal gruppo Liardo.

Questo il quadro generale in cui sarebbe maturata l’idea di uccidere il tassista. Le successive indagini si sono poi intrecciate con altre inchieste. E alla fine adesso, sono scattate le tre misure cautelari.

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