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Ucciso perché maltrattava la compagna», ex boss chiamato a raccontare quel che sa

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Gela – L’ex boss è chiamato a raccontare quel che sa su un delitto  di ventisei anni addietro. Il collaborante è l’ex capo di Cosa nostra gelese, Rosario Trubia.

Dovrà rispondere alle domande dei magistrati, dinanzi la corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta, al processo per l’uccisione di Crocifisso Sartania, il cui cadavere carbonizzato fu poi trovato in campagna.

Alla sbarra figurano Orazio Rolletto, che in primo grado, celebrato con il rito abbreviato, è stato condannato a dieci anni di carcere.

Con lui altri due imputati assolti in primo grado e il cui verdetto è stato poi impugnato dalla procura, ossia Carmelo Curvà e Cristoforo Palmieri. Su tutti pendono richieste di pena, adesso, da un minimo di dieci anni di reclusione a un massimo di trent’anni.

Tutti, secondo la tesi della procura generale, avrebbero avuto un ruolo ben preciso nella missione di morte scattata nel lontano 1995.

Da una prima teoria investigativa sarebbe emerso che  l’omicidio sarebbe stata una vera e propria spedizione punitiva –  esemplare che più non si sarebbe potuto, anche nelle modalità –  nei confronti della vittima che avrebbe maltrattato la sua compagna, sorella di uno degli imputati.

Ma per gli inquirenti, al di là di queste possibili ragioni, sullo sfondo vi sarebbero in qualche modo motivazioni  legate agli ambienti di Cosa nostra.

E su questo scenario la procura generale ha chiesto e ottenuto dalla Corte che venga ascoltato l’ex boss Rosario Trubia, ormai da tempo collaboratore di giustizia.

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