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Urtato dall’escavatore morì in ospedale, parola alla Cassazione per il datore di lavoro e un collega 

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Caltanissetta – Parola alla Cassazione. Che dovrà pronunciarsi su una morte bianca. Quella che sei anni addietro ha spezzato la vita di un operaio di Riesi.

E per questo tragico incidente sono sti poi condannati il suo datore di lavoro, il riesino Carmelo Vasta e un operaio, Rosario Innaco, che manovrava l’escavatore che ha colpito il collega, finendo per ucciderlo.

La vittima è l’allora cinquantottenne Gaetano Accardi deceduto per le gravissime ferite riportate in un cantiere a Manfria, in cui stava lavorando, per la realizzazione di una rete idrica.

Toccato dall’escavatore manovrato dal collega mentre stavano posando una condotta idrica, ha riportato gravissime ferite interne per le quali è stato sottoposto a un intervento chirurgico dai medici dell’ospedale Vittorio Emanuele di Gela.

 Ma qualche ora dopo le sue condizioni di salute sono precipitate oltremodo, fino a quando il suo cuore si è fermato per sempre.

La vicenda – che era già al centro di un infuocato caso politico per via di quell’opera realizzata dalla ditta per cui lavorava l’operaio su commissione di un consorzio di cittadini – ha subito innescato strascichi giudiziari.

Così i nomi dell’amministratore della ditta che stava eseguendo i lavori e di un collega della vittima sono finiti nel registro delle notizie di reato per omicidio colposo.

E sia in primo che in secondo grado i due imputati – assistiti dagli avvocati Vincenzo Vitello, Angelo Cafà e Marco Ministeri – sono stati condannati. In appello a due anni e un mese il datore di lavoro, a un mese in più il suo dipendente.

Contestualmente ai familiari della vittima – assistiti dagli avvocati Carmelo Terranova e Maria Francesca Assennato – costituiti parti civili, è stata riconosciuta una provvisionale il diritto a un risarcimento dei danni in un successivo procedimento dedicato.

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