Home Dall'Italia e dal Mondo È morto Antonio Inoki, il wrestler che sconfisse l’Uomo Tigre

È morto Antonio Inoki, il wrestler che sconfisse l’Uomo Tigre

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Palermo – Il mondo dice addio a Kanji Antonio Muhammad Hussain Inoki, il gigante giapponese-brasiliano musulmano-buddista autentico mito del wrestling che sfidò Mohammed Alì, Hulk Hogan e… l’Uomo Tigre. Si è spento nella sua abitazione di Yokohama, città dove era nato il 20 febbraio del 1943, a causa di una serie di patologie che lo avevano colpito negli ultimi anni – dal diabete all’amiloidosi – in cui il suo corpo gigantesco (era alto un metro e 91 per circa 110 chili di peso) avevapagato il conto di decenni di traumi di ogni tipo. Un conto salato, al punto che i problemi alla colonna vertebrale lo hanno costretto su una sedia a rotelle dal 2021. Nato sul finire della guerra, Kanji Inoki ebbe un’infanzia difficile: a cinque anni perse il padre Sajiro, politico e imprenditore nipponico morto improvvisamente d’infarto durante la campagna elettorale, e nove anni dopo si trasferì con la madre, il nonno e i suoi dieci fratelli – sei maschi e quattro femmine – in Brasile dove si dedicò a diverse attività sportive, soprattutto al karate. A 17 anni si appassionò al wrestling dopo l’incontro col lottatore giapponese Rikidozan (pseudonimo di Mitsuhiro Momota), considerato il padre del puroresu – termine nipponico per il wrestling – che lo riportò con sé in Giappone come star della New Japan Pro-Wrestling, che tuttora è una delle principali federazioni al mondo. Inoki decise di combattere assumendo il nome di Antonio. Una scelta in omaggio a uno dei miti del wrestling mondiale, Antonio Rocca, pseudonimo di Antonino “Argentina” Biasetton, lottatore italiano nauralizzato argentino e autentica leggenda di questo sport negli Stati Uniti negli anni ’60.

La notorietà di Inoki valico presto l’oceano anche grazie alla popolarità mediatica legata a trasmissioni tv dedicate al wrestling molto apprezzate tra gli anni Settanta e i primi anni Novanta. Anche in Italia il suo personaggio, insieme a quelli di Andrè the Giant, Tiger Mask, Shosei Baba, Jake the Snake, Macho Man e Hulk Hogan, divenne popolarissimo con programmi come ‘Catch the Catch’ trasmesso da Euro Tv o ‘Superstars of wrestling’ e ‘WWF Superstars’ su Italia 1 (con commento di un telecronista d’eccezione, il mitico Dan Peterson).

Una popolarità che divenne fama (se non leggenda, per gli amanti del wrestling) quando affrontò Mohammed Alì in un incontro storico: il 26 giugno 1976 il Nippon Budokan di Tokyo ospitò quella che è stata definita ‘La guerra dei mondi’ e che ha segnato la nascita ufficiale della disciplina destinata a soppiantare in popolarità le altre del genere, le arti marziali miste.

La cronaca dell’incontro parla di match vero, con Inoki che da terra colpisce il pugile con oltre 100 colpi e calci, mentre il campione di boxe va a segno con appena sei pugni in quindici riprese. Sempre per la cronaca, i giudici decisero per un vedetto finale di parità. Al termine dell’incontro, comunque, Mohammed Alì dovette andare in ospedale per curare le ferite alle gambe e per evitare le complicazioni dei coaguli provocati dai tanti colpi.

Antonio Inoki raggiunse una fama tale che lo portò a comparire nella serie di cartoni animati manga molto popolare anche in Italia, ‘L’Uomo Tigre’, dove, dopo un inizio in un ruolo secondario, il suo personaggio divenne il coprotagonista. Nella serie è l’unico a sconfiggere l’Uomo Tigre – per count-out – di cui in seguito diventerà il miglior amico.

Ma il nome di Antonio Inoki è legato anche ad altri memorabili match: da quello vittorioso su Andre The Giant alla sconfitta (con tanto di infortunio) con Hulk Hogan, da quello quasi surreale del 1977 al Ryogoku Sumo Hotel di Tokyo contro The Great Antonio alla leggendaria sfida vittoriosa contro Ric Flair a Pyongyang nel 1995, l’evento di wrestling più seguito di sempre con 190 mila spettatori.

Alla fine degli anni ’80 iniziò il declino sportivo e decise di impegnarsi in politica: tra il 1989 e il 1995 divenne senatore, eletto col Partito dello Sport e della Pace che aveva fondato. Durante il viaggio in Iraq nel 1990, Inoki fece un pellegrinaggio a Kerbela, dove si convertì all’Islam sciita e cambiò il suo nome in Muhammad Hussain Inoki. Anche se precisò che era sì musulmano, ma anche buddista. Questo status di devoto ad Allah lo portò anche a incontrare Saddam Hussein per trattare il rilascio di alcuni prigionieri durante la prima Guerra del Golfo.

Nel 1998 si ritirò ufficialmente dell’attività agonistica, mentre dal 1995 aveva abbandonato anche l’attività politica. L’impegno civile restò comunque una sua passione e tra il 2011 e il 2012 si impegnò mediante incontri con importanti esponenti politici nel tentativo di migliorare i rapporti diplomatici tra il Giappone e le due Coree. L’anno successivo tornò in Parlamento eletto senatore alla Camera dei consiglieri nelle file col Partito della Restaurazione.

Negli ultimi anni, provato nel fisico ma sempre combattivo, aveva anche espresso l’intenzione di competere per la carica di governatore di Tokyo. Una sfida che non ha potuto onorare.

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