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Martellate al loro avversario, condannati per tentato omicidio

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Caltanissetta – Condannati, padre e figlio, per avere rischiato di uccidere il loro contendente. Così nel processo d’appello che, sostanzialmente, ha confermato l’epilogo del primo passaggio in aula celebrato con il rito abbreviato.

E per i due, i gelesi Giuseppe e Simone Rinella, rispettivamente padre e figlio, sono state confermate le pene a nove anni il primo e sette anni il secondo.

Sono tornati sul banco degli imputati per rispondere della pesante accusa di tentato omicidio. Contestazione legata all’aggressione di cui si sarebbero resi protagonisti.

Già perché i due, con presunte complicità esterne, avrebbero colpito a martellate il malcapitato che, in seguito a quell’azione ha riportato ferite.

È stato pure costretto ad andare sotto i ferri, in sala operatoria, per la gravità di alcune ferite riportate nel raid di padre e figlio. E si è poi costituito parte civile nel procedimento che ne è derivato.

Fin qui la tesi accusatoria. Perché di contro i due imputati hanno sempre sostenuto di essersi soltanto difesi da un presunto attacco dell’altro.

Ma alla fine sono finiti sotto processo per tentato omicidio e l’imputazione ha già retto nei primi due gradi del giudizio e con la medesima pena, nei diversi processi, sia dell’uno che dell’altro.

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