Palermo – Se qualche decennio fa per studio e, soprattutto, lavoro dalla Romania ci si spostava in Italia, quasi a senso unico, ora la rotta è inversa è sempre più battuta. Sempre più italiani decidono di stabilirsi nella Repubblica che ha come capitale Bucarest. Ne abbiamo parlato con il dottore Cosimo Caltabellotta, 33enne siciliano da anni trapiantato a Târgu Mureș, in Transilvania, dove vive e lavora opera con “Studia Caltabellota S.r.l. & Prestige Tutors Univers S.r.l.”, un’agenzia di servizi per gli studenti italiani che vogliono studiare nelle università rumene.
Da quanto tempo vivi in Romania?
Più di otto anni.
Perché hai deciso di trasferirti?
Ho avuto una delusione. Il numero chiuso delle università italiane aveva distrutto il mio sogno di sempre: diventare un odontoiatra. Non era un capriccio ma la passione della vita, il fatto che qui lo sia diventato e ora insegni all’università ne è la riprova e per me ha anche il sapore di una rivincita.
Come mai non sei tornato in Italia?
Ci sono diversi motivi che mi hanno indotto a rimanere che poi sono gli stessi che richiamo tanti italiani. La Romania è un paese in via di forte sviluppo, sotto diversi profili: economico, culturale, turistico, imprenditoriale. Qui vi sono grandi opportunità di lavoro, certamente superiori all’Italia. Chi è volenteroso qui può dimostrare il proprio valore, nel lavoro come nello studio.
Come è il costo della vita?
Direi tutt’altro che caro. Paragonabile a quello del Sud Italia ma con una qualità della vita e servizi decisamente migliori. Per esempio la velocità di Internet è tra le più performanti d’Europa, oppure ci si può muovere senza possedere un’auto a qualunque ora dato che i taxi costano decisamente meno che in Italia e i trasporti pubblici funzionano.
I romeni come considerano e trattano gli italiani?
Come loro fratelli. Sono socievoli, assai diversi dallo stereotipo di alcuni loro connazionali arrivati in Italia e che hanno dato una brutta nomea ingiusta e infondata a questo magnifico popolo. Le persone sono solari, ospitali e oneste.
Sul piano della sicurezza?
La criminalità è quasi inesistente. Inoltre la polizia ha il pugno duro con chi sbaglia che qui paga. Ci si sente al sicuro ovunque, per le strade e in casa.
Molti pensano che studiare in Romani sia una sorta di scorciatoia…
Non è così. Semmai non ci sono alcune anomalie o falle del nostro sistema. Qui, per esempio, non esistono baroni o baronie tra i docenti universitari, la burocrazia non mette i bastoni tra le ruote e l’istruzione è concreta e pragmatica: mira a formare professionisti da subito pronti a entrare nel mondo del lavoro.
Cosa ti manca dell’Italia?
La famiglia, gli amici e il cibo. Anche se sull’ultimo punto la situazione è assai migliorata rispetto al passato, dove vivo è pieno di italiani, quindi ci sono sempre più attività che vendono prodotti del Belpaese e locali gestiti da italiani. La cucina italiana, intendo quella autentica non turistica, è diffusa quasi quanto quella romena che, peraltro, è diversa da quella nostra ma non per questo meno gustosa.
Un italiano che vorrebbe lavorare in Romania su quali settori dovrebbe puntare?
L’edilizia è in grande espansione, così come l’agricoltura. Il “made in Italy” traina e attira da tutti i punti di vista. I locali legati alla ristorazione ma anche chi vende o commercia con prodotti di gusto e e realizzati in Italia: moda, design, arredamento, etc. Per chi è alla ricerca di un lavoro dipendente c’è grande richiesta di personale nella sanità privata che qui eccelle ed è spesso superiore a quella pubblica. Più competenze si hanno o si acquisiscono e più si può ambire a lavori prestigiosi ben retribuiti.
Come mai ha deciso di investire su un’agenzia che assiste chi studia in Romania?
C’è un motivo morale prima ancora che economico. Sono stato testimone di diverse persone raggirate da agenzie fasulle e truffaldine, una ingiustizia che, quasi, mi ha imposto di aiutare chi, come me, desidera studiare, lavorare e realizzarsi in Romania. Ho iniziato per scherzo e ora assisto oltre 100 persone l’anno. Una crescita che non mi meraviglia dato che il rapporto Migrantes, già nel 2011, ha appurato che sono 42mila gli italiani che studiano in Romania. Il dato nell’ultimo decennio è in crescita.
Come vivete la pandemia lì?
La gestione è ottima, c’è attenzione ma non panico. In Italia mi riferiscono che ci sia una costante angoscia che non aiuta. Qui l’organizzazione per fronteggiare l’emergenza ha funzionato anche sul piano psicologico.