Nell’entroterra siciliano, a Mussomeli, paese in provincia di Caltanissetta, c’è un castello dall’aspetto fiabesco, costruito con una soluzione achitettonica unica al mondo, così bello da essere visitato da umani e fantasmi.
LA STORIA
Ottanta metri di rupe cesellata, a mò d’intarsio, dalla maestria umana con mura, merlature, volte e bifore. Il castello di Mussomeli si offre agli occhi del visitatore suscitando meraviglia e incanto, in un perfetto connubio tra natura selvaggia e ingegnoso artifizio edilizio. Non è azzardato affermare che il maniero mussomelese per la sua soluzione architettonica rivesta un ruolo, tra i castelli più belli del mondo, di “unicus” inter pares.
Ripercorrendo le tappe che hanno consentito la metamorfosi della nuda pietra in artistica fortezza occorre, certamente, andare a ritroso nel tempo almeno fino al XIV secolo.
Nel 1366
Manfredi III Chiaramonte ottenne da Federico III la signoria di Castronovo e le terre di Mussomeli. Nello stesso anno iniziò la costruzione del castello, verosimilmente su una precedente roccaforte araba.
Sebbene nel castello non ci siano evidenti elementi architettonici a sostegno di un preesistente fortilizio, è
altamente improbabile che la rupe, dotata di inestimabile valore strategico, non abbia attirato l’attenzione delle numerose genti che abitarono, sin dalla preistoria, il territorio di Mussomeli. Come testimoniano i resti ben evidenti di una tomba a grotticella nel tratto di roccia che precede il percorso d’accesso.
Il maniero fu certamente completato nel 1374, anno in cui vi soggiornò il re Federico III d’Aragona e la regina Antonia Del Balzo. Nel 1391 nel castello di Mussomeli, nella sala detta appunto dei baroni, si tenne un incontro di nobili siciliani per tramare contro gli Aragonesi. La congiura dei baroni rimase inattuata e Andrea Chiaramonte, successore di Manfredi e accusato di tradimento, fu impiccato nel 1392 a Palermo, nella piazza antistante a Palazzo Steri, sede e icona della magnificenza e del potere dei Chiaramonte.
Nonostante il castello nei secoli successivi subì numerose modifiche e rifacimenti, i Chiaramonte lasciarono un’impronta indelebile: non è difficile scorgere forti analogie stilistiche tra la fortezza di Mussomeli e il suddetto palazzo Chiaramonte Steri.
Il castello di Mussomeli, confiscato ai Chiaramonte, fu posseduto dai seguenti casati nobiliari: Moncada, de Prades, Castellar, Perapertusa,Ventimiglia e Campo.
Nel 1549 Don Cesare Lanza prendendo possesso del castello e del feudo di Mussomeli diede inizio a una lunga dinastia: la famiglia Lanza infatti fu proprietaria del castello per oltre 4 secoli.
L’antico maniero fu abitato fino ai primissimi anni del 1600 e successivamente adibito a carcere.
Seguì un periodo di abbandono e di conseguente decadimento.
I primi interventi di recupero risalgono alla fine del XIX secolo.
Nel 1909 l’onorevole Pietro Lanza incaricò Ernesto Armo, docente universitario alla Facoltà di Architettura di Palermo, di eseguire radicali interventi di restauro.
Altre opere di riqualificazione sono state eseguite negli ultimi anni.
Nel 2007 il castello di Mussomeli è stato utilizzato come location per la fiction “L’amaro Caso della Baronessa di Carini”.
La visita
INFO E CONSIGLI PER LA VISITA. Durata: In modo autonomo circa un’ora. Consigli. Scarpe comode, una giacca, anche nelle giornate soleggiate, la sommità del maniero è esposta a frequenti raffiche di vento. Munirsi di acqua e bevande poichè all’interno del castello non ci sono punti di ristoro. Il castello è aperto dal martedì alla domenica dalle ore 9,30 alle ore 12.
INGRESSO E FOSSATO. Si accede i dal lato Nord, dove una stradina a gomito e giravolte permette un’agevole ascesa al superbo maniero.
Man mano ci si appresta al primo ingresso, è ben visibile un vuoto coperto da un tavolato, che molto probabilmente fungeva da fossato.
PRIMO PORTALE E LA SCUDERIA
Superato tale passaggio, si incontra il primo portale d’accesso su cui insiste un arco a sesto acuto; oltrepassandolo, si accede all’imponente scuderia, con volta gotica-normanna a botte e direttrice ogivale, robuste mura con feritoie e parte della pavimentazione originale.
SECONDO PORTALE
Una stradella a serpentina conduce al secondo portale che immette in un grande atrio scoperto. In esso si notano: una bifora con doppi sedili che offre una bellissima e invidiabile panoramica agreste, una cisterna che serviva come granaio, varie botole quali presa d’aria per le prigioni sottostanti , un muro con tre archi a discarico, dove forse sussisteva una cucina scoperta che serviva alla Sala dei Baroni, un ‘altra cisterna che serviva probabilmente per la conservazione dell’acqua potabile.Un successivo arco a sesto acuto introduce in ambienti ora scoperti, ma un tempo corredati da copertura a tegole che fungevano da cucina sia per i nobili feudatari, che per i soldati e tutti gli inservienti del castello.
PRIGIONI SOTTERANEE
Una ingresso conduce ai sotteranei. Appena scesa la scaletta d’ingresso e possibile notare l’apertura del passaggio segreto, oggi occluso. Superata una porticina troviamo la stanza del comandante, da due aperture si vedono due cisetrne: utilizzate una per l’acqua e l’altra per il grano.Di seguito un’immensa sala con feritoie e archi a sesto acuto, serviva da armeria e nello stesso tempo dormitorio per i soldati dove è presente una botola. Sempre sottoterra troviamo la camera della morte e la stanza delle torture adibite a prigioni.
PIANO NOBILE E INTERNI
Un ricco portale gotico fiorito con motivo a zig-zag, fa da elegante ingresso alla grande Sala dei Baroni, dove il 10 luglio del 1391 Andrea Chiaramonte riunì i Baroni di Sicilia per ribellarsi alla Corona Aragonese. Due grandi bifore, oltre ad illuminare gli ambienti, regalano un’altra bellissima visuale sulle campagne dell’entroterra siciliano. Continuando la nostra visita, uno stretto passaggio conduce a un ambiente trapezoidale, dove una piccola scaletta porta alla stanza delle leggendarie “Tri donni”.Andando avanti, si accede alla “Sala del Camino”, dove un’imponente copertura con volta a crociera e un caratteristico camino scavato nel muro, attirano immediatamente l’attenzione. Da qui si passa alla probabile “Stanza da pranzo”, caratterizzata da un piccolo ambiente che doveva servire da scalda vivande e da una piccola scala che porta a un camera sottostante, dove forse alloggiavano le ancelle. In ultimo, la “Camera da Letto”, coperta da due volte a crociera, con una bella finestra bifora e un piccolo ambiente, quale gabinetto.
CAPPELLA
Merita attenzione la cappella con resti del matroneo, originariamente dedicata a San Giorgio, protettore della famiglia Chiaramonte, successivamente alla Madonna della Catena di cui fino alla prima metà del XIX secoli era presente una statua in alabastro risalente al 1500. In questo luogo di culto è possibile intravedere i resti degli affreschi e delle decorazioni policrome, mentre all’ingresso sono scolpiti in pietra dei teschi pronti a ricordare “Memento Mori”
Situato nella sommità del castello era l’estremo baluardo difensivo in caso di attacco, da dove era possibile avvistare il nemico almeno un’ora prima che arrivasse. Il fabbricato ha mura spesse quasi due metri. La terrazza antistante l’austero torrione, regala ai visitatori del Castello aria e una brezza inconfondibili, completate da una visuale inimitabile. Questo luogo viene impropriamente chiamato mulino, nell’errata diceria che in sommità ci si dedicasse alla produzione o conservazione di derrate alimentari, ma l’edificio ha sempre avuto una funzione difensiva e di avvistamento.
LE LEGGENDE
Un maniero così fascinoso non poteva lasciare di stucco solo gli umani, forse per questo anche i fantasmi sono rimasti ammaliati dal “monolitico adone”. Numerose le leggende che avvolgono questo superbo monumento. Da quella delle tre donne murate nell’omonima stanza tringolare, tuttora presente all’interno del piano nobile, ad opera del signore e al fine dal preservarle dai pericoli e dalle tentazioni che si sarebbero presentate durante la sua assenza. Il cibo lasciato all’interno della camera però non fu bastevole per la durata delle operazioni militari e le donne furono trovate morte, consunte dagli stenti e con la suola della scarpa in bocca nel disperato ed estremo tentativo di placare la fame. Il lamento delle nobildonne pare che sia udibile nelle notti di plenilunio. Il signor Pasquale Messina che su questo molosso di pietra calcarea ha scritto un libro, insieme alla celeberrima e compianta scrittrice Maria Sorce Cocuzza, e giura di aver visto più volte, a partire dal 1975, lo spettro di Guiscardo De La Portes, avventuriero spagnolo vissuto nel XIV secolo, condannato a vivere tra le mure del maniero per mille anni per aver imprecato poco prima di morire dopo essere stato rifiutato dall’amata Esmeralda. Molti turisti affermano di avere visto creature che non sono di questo mondo, mentre appassionati di paranormale, dopo aver effettuato analisi e sopralluoghi, sostengono che il castello di Mussomeli sia infestato. Infine, per gli appassionati di ufologia, non manca chi sostiene che la roccia su cui è stato costruito il castello, probabilmente da esseri alieni, altro non sia che un asteroide. A prescindere che siate o meno scettici una cosa è certa: il castello vi rapirà e vi manderà in estasi, non per qualche forza occulta, quanto piuttosto per le meraviglie che trasuda da ogni poro delle pietre di cui è composto.